Dalla Giornata di Studio del 25 ottobre, luci ed ombre su Le nuove Soicietà tra Professionsiti.

Lo scorso 25 ottobre, presso il Centro Congressi Giovanni XXII,  si è tenuta la Giornata di Studio promossa dal Consiglio Notarile di Bergamo, in collaborazione con la Scuola di Notariato del Comitato Triveneto, il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Bergamo e patrocinata dagli Ordini professionali provinciali.

Il tema? L’attualissima questione, introdotta dall’art. 10 della Legge 12 novembre 2011 n. 183, delle Società tra Professionisti “per l’esercizio di attività professionali regolamentate nel sistema ordinistico”, secondo tutti i modelli societari regolati dal codice civile (art. 10 comma 3).

Una possibilità certamente interessante, quella delle nuove STP, che sgretolando un baluardo, durato oltre mezzo secolo, che impediva l’accesso delle professioni intellettuali ai modelli societari, contemporaneamente però  apre scenari che evidenziano problemi obiettivi da esaminare con attenzione.
Da qui, l’analisi approfondita sul tema svolta durante la Giornata di Studio che ha contribuito a fare emergere luci ed ombre della normativa.
Tra le critiche, quella che le attività professionali non possono essere omologate tout court alle attività economiche, a pena di perdere un fondamentale elemento di riequilibrio nei rapporti economici e sociali; ma soprattutto che la stessa struttura della compagine sociale di una S.T.P. può essere composita e comprendere non solo i professionisti iscritti a ordini, albi e collegi, ma anche (se pure in forma minoritaria) i soggetti non professionisti per prestazioni tecniche o per finalità di investimento.

In conclusione un monito per il legislatore: promuovere le condizioni perché un’attività possa essere esercitata con competenza e soddisfazione per operatori e utenti.
Perché in Italia, i professionisti, in quasi tutti i settori, sono un numero spropositato rispetto alla media degli altri Paesi; e quindi, più che liberalizzare l’accesso alle professioni, occorrerebbe programmarlo e agire sui problemi davvero importanti: il controllo della qualità e la fedeltà fiscale.